Italia
Nel lavoro di questi ultimi anni, pur avendo ben chiari il “senso” e l' “uso” del gioiello, sono stato attratto da materiali che, comunemente accompagnano la nostra esistenza: carta, vernice acrilica, resine, polistirene e poliuretano, materiali dei quali ho indagato il possibile utilizzo nell'ambito della ricerca del gioiello contemporaneo dove sentivo, l'uso dei ruoli tradizionali delle tecniche, dei materiali e degli scopi utilitari/rappresentativi, ormai come troppo riduttivi. Attratto dal mondo dell'arte, ho pensato che, in alcuni casi, il gioiello può essere un “trait d' union” tra questa ed il corpo, così, dilatandone i confini abituali, modificandone i pesi e le misure, ed infine ponendolo in relazione temporale anche con il quotidiano, l'ho liberato dalla funzione esclusiva di complemento di arredo fisico, per proiettarlo con volumi ambigui negli spazi fisici che circondano il corpo. Individuandolo come potenzialmente polivalente, ho ampliato l'uso del gioiello che non è più solo destinato al corpo “fisico” del fruitore in quanto tale, ma anche al suo corpo “mentale” potendo essere contemplato in uno spazio fuori da sé ed identificato in un oggetto sensibile diverso da noi ma che ci permette di identificarsi in esso e goderne.